ASSIL, Associazione Nazionale Produttori Illuminazione federata ANIE Confindustria, ha condotto un’indagine con lo scopo di analizzare gli effetti che l’emergenza sanitaria da Coronavirus sta avendo sulle imprese associate. La survey esamina un gruppo di aziende con: un fatturato complessivo di oltre 2,8 miliardi di euro, 8.700 addetti e che rappresentano oltre il 65% del mercato italiano dell’illuminazione.
“Con un mercato complessivo di oltre 4 miliardi di euro – afferma Massimiliano Guzzini, Presidente ASSIL – l’industria dell’illuminazione rappresenta una delle eccellenze della produzione ‘Made in Italy’, asset importante per la nostra economia e per l’internazionalizzazione del nostro Paese e leva strategica per l'efficientamento e la valorizzazione del patrimonio culturale nazionale."
I dati raccolti evidenziano che dopo la ripartenza dello scorso 4 maggio tutte le aziende hanno riaperto le proprie attività, il 75,7% totalmente e il restante solo parzialmente. In particolare, l’86,5% delle aziende dichiara di aver ripreso l’attività produttiva, oltre il doppio rispetto al 39,4% di aprile, con la capacità produttiva che cresce oltre il 70% per un’impresa su due.
“Il perdurare dell’emergenza – spiega Guzzini - sta influenzando negativamente le attività delle nostre imprese che rappresentano un comparto strategico per il sistema Italia, con previsioni allarmanti per il prosieguo del 2020”.
Restano confermate le previsioni pessimistiche relative all’andamento del fatturato nel 2020. Se nel 1° trimestre il 35,1% delle imprese dichiara di aver contenuto le perdite entro il 10%, la percentuale è destinata a scendere entro la fine di giugno. Infatti, solo il 2,7% prevede un contenimento della riduzione del fatturato entro tale quota. Le previsioni per l’anno 2020 restano drammatiche, seppur in lieve miglioramento, con il 32,4% delle aziende, contro il 51,5% di aprile, che si attende una decrescita del fatturato oltre il 30%.
Scende la percentuale delle imprese che imputa alla mancata partecipazione a manifestazioni una riduzione del fatturato. Si passa dal 71,8% di aprile al 59,5% di maggio, indice che il settore sta attivando nuovi canali per la promozione dei propri prodotti. Da segnalare che oltre il 69% delle imprese prevede una riduzione imputabile alla mancata partecipazione a fiere contenuta entro il 20%.
Con il perdurare dell’epidemia, sono confermate le principali problematiche evidenziate dalle imprese nella gestione della propria attività. In particolare, cresce il numero delle aziende che conferma il rallentamento della domanda di beni e servizi, che passa dal 90,6% di aprile al 97,2% di maggio, i problemi nei pagamenti da parte dei clienti, dal 65,6% di aprile all’80,6% di maggio, e oltre il 22% segnala problemi relativi ai trasporti. Dal confronto tra aprile e maggio migliorano, seppur debolmente, gli indici relativi alla mancanza di liquidità per garantire il corretto funzionamento dell’azienda che passa dal 46,9% al 36,1%, al reperimento di DPI che passa dal 40,6% al 30,6% e all’approvvigionamento delle materie prime che passa dal 56,3% al 30,6%.
Le aziende, inoltre, hanno confermato l’utilizzo della modalità di lavoro agile o telelavoro seppur in maniera minore rispetto alla Fase 1. Infatti, dal 43,2% di aziende che ad aprile dichiaravano oltre il 50% di dipendenti in smart working, a maggio tale indicatore si riduce al 33,3%.
Aumenta del 35% il numero delle aziende che dichiara di aver acceduto alle misure di sostegno alle imprese messe in campo dal Governo. Di queste, il 40% riscontra ritardi nel pagamento della Cassa Integrazione, il 33% segnala problemi nei rapporti con le banche per accesso alla liquidità, il 20% evidenzia difficoltà burocratiche.
Deboli segnali positivi arrivano dalle indicazioni delle strategie che le imprese intendono adottare per superare l’emergenza. Nella survey condotta nel mese di aprile il 5,1% prevedeva di non riuscire a superare questa crisi e di dover, pertanto, chiudere la propria attività. I dati di maggio indicano che nessuna delle imprese sta considerando questa eventualità. Inoltre, sono sostanzialmente confermate le necessità di ridefinire le strategie di export e di prevedere canali di vendita alternativi, rispettivamente per il 45,9% e per il 67,6% del pool.
Infine, la survey rileva le aspettative delle aziende ASSIL, che chiedono l’attuazione di tutte le misure possibili a sostegno delle imprese e del mercato come, per esempio, aiuti a fondo perso, defiscalizzazione degli oneri, sospensione delle scadenze fiscali, incentivi al consumo e semplificazione burocratica.
“Fin dagli inizi del lockdown - conclude Guzzini - abbiamo promosso attraverso Confindustria, nei confronti di Istituzioni e Governo, la richiesta di maggiore sostegno alle imprese dell’intera filiera, al fine di scongiurare la possibile chiusura di numerose attività e le inevitabili ripercussioni sull’economia nazionale. Le misure sin qui messe in atto stanno mostrando limiti e problematiche, con inevitabili contraccolpi che rischiano di impattare drammaticamente sulla sopravvivenza delle imprese. Per questo le nostre aziende chiedono che vengano attuate tutte le misure possibili a sostegno delle imprese e del mercato come, ad esempio, continuità agli ammortizzatori sociali, incentivi nel settore delle costruzioni e per l'efficientamento attraverso il rinnovamento degli impianti, semplificazione delle norme sull'inquinamento luminoso e CAM, defiscalizzazione degli oneri, sospensione delle scadenze fiscali, incentivi al consumo e semplificazione burocratica."
IN ALLEGATO IL REPORT COMPLETO
Survey ASSIL Covid-19