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Sviluppo rinnovabili, si sta scrivendo nuovo decreto Semplificazioni

20/01/2022

“Il decreto semplificazioni del governo Conte 2, un anno e mezzo fa, non ha risolto il problema. Non ha risolto il problema il decreto Semplificazioni del governo Draghi della scorsa estate. Si sta scrivendo un nuovo decreto Semplificazioni, speriamo che sia la volta buona e che si possa togliere i colli di bottiglia allo sviluppo delle Rinnovabili”. A parlare ai microfoni di Sky TG24 è Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente. 

Al centro del dibattito finisce dunque il percorso autorizzativo per impianti fotovoltaici. Secondo Ciafani occorre “mettere in campo misure strutturali per ridurre la dipendenza dall’estero”. “Per ridurre il consumo di gas la soluzione a medio termine, e lo dice lo stesso ministro Cingolani spesso, dobbiamo decuplicare la velocità di installazione delle rinnovabili, da 0,8 GW all’anno a 8 GW. Per farlo serve snellire le procedure delle rinnovabili: per esempio il repowering dell’eolico (con pale più grandi, più potenti e di numero inferiore), nuovi impianti a terra e in mare, per il fotovoltaico sui tetti anche nei centri storici. Il ministero dell’Agricoltura ancora non scioglie la riserva sul fatto che si possano adottare procedure semplificate per realizzare gli impianti integrati sulle coperture (quelli invisibili) come quello dello realizzato su un monumento nella Città del Vaticano, sulla sala Nervi. Altrimenti, conclude Ciafani, non ne veniamo a capo”. 

In un momento in cui il caro energia morde sul collo imprese e cittadini, la ricerca di soluzioni non fa puntare il dito sullo sviluppo delle rinnovabili, in cronico ritardo nel nostro Paese per via delle lungaggini burocratiche dovute alle autorizzazioni. 

E addirittura per far fronte ai rincari si prospetta una serie di ipotesi, elencate dal Ministro Cingolani, tra cui la riduzione degli incentivi per energie rinnovabili e idroelettrico. Insomma piove sul bagnato e si rischia di intraprendere una strada che difficilmente porterà all’indipendenza da fonti di energia fossile, di cui l’Italia è sostanzialmente importatore da Russia e Algeria. Senza considerare quel 10% di fabbisogno soddisfatto con il nucleare francese. 

Svanisce infine anche la possibilità di ottenere un contributo dalle società che hanno guadagnato molto dai rincari e dall’impennata del gas. Il coro è stato quasi unanime. Non ci sono stati extra-profitti.

Franco Metta

 

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